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Musica
20.11.07
Paolo Fresu, da Pianoro a Berchidda
di Claudia Calzoni e Marco Rossi
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Quest'anno abbiamo avuto modo di assistere alla ventesima
edizione di “Time in Jazz”, festival internazionale
di musica che ha luogo a Berchidda, paese di 3.000
abitanti nell'entroterra sardo.
La curiosità nei confronti di questa manifestazione
si è sviluppata grazie al bellissimo concerto
che Paolo Fresu, nativo di Berchidda ma pianorese
di adozione e direttore artistico del festival, ha
tenuto lo scorso anno nell'ambito del programma musicale
e teatrale organizzato dal Comune di Pianoro; in tale
occasione il musicista sardo, in duetto con il pianista
Roberto Cipelli, ha accennato ai suoi molteplici impegni
artistici tra i quali l'evento “Time in Jazz”.
Cuore geografico della manifestazione è Berchidda
ma nel corso degli anni l'arricchirsi del calendario
degli eventi di Time in Jazz ha fatto si che alcuni
di questi siano ospitati in importanti località
dei comuni limitrofi quali Pattada, Monti, Tempio
Pausania e Ozieri. Una storia lunga vent'anni quella
del Festival diretto da Paolo Fresu, anche con vicissitudini
travagliate, finanziamenti mancati (ma quell'anno
i musicisti suonarono gratis) e controversie con le
amministrazioni comunali. Ciononostante “Time
in Jazz” è entrato nel cuore di tutti
i cittadini di Berchidda, delle autorità locali
e regionali nonché dei commercianti; il coinvolgimento
è totale e lo si percepisce in occasione di
qualsiasi contatto con le persone.
Durante la settimana di ferragosto, il festival è
iniziato il 10 per terminare il 16, Berchidda si trasforma
da tranquillo paese di provincia ad animatissima capitale
del jazz richiamando un sempre più numeroso
pubblico di appassionati molti dei quali “pendolari”
che soggiornano nei paesi vicini perché le
strutture ricettive della cittadina non bastano per
tutti. Ma quali sono gli ingredienti del successo
di una manifestazione che cresce di importanza di
anno in anno riuscendo a strappare nel caldo del mese
delle vacanze i turisti dalle spiagge per portarli
nell'entroterra? Innanzitutto il programma che vede
snocciolarsi nell'arco di 7 giorni ventisei appuntamenti
parallelamente ai quali, per tutta la durata del festival,
vengono ospitate mostre d'arte, esposizioni e proiezioni
cinematografiche.
Dal commosso tributo a Fabrizio de Andrè da
parte dell'attrice Lella Costa, del cantautore Gianmaria
Testa e dallo stesso Paolo Fresu, che ha avuto luogo
alla presenza di Dori Ghezzi e di 3.000 spettatori
nella tenuta dell'Agnata, dimora del cantautore genovese;
al trascinante concerto nella Piazza di Berchidda
del trombonista svedese Nils Landgren, la cui energia
ha contagiato tutto il pubblico in una lunga danza
al ritmo del suo funky; dalle allegre performances
della Koçani Orkestar nelle vie di Berchidda,
al rock mistico di Dhafer Youssef e Nguyen Le, dal
pianoforte di Dado Moroni a quello di Antonello Salis;
dalle influenze argentine dei bandoneon di Daniele
di Bonaventura e Cesar Stroscio alle influenze africane
del trio Sclavis – Texier – Romano; dai
cori corsi del gruppo A Filetta alle corde vocali
del belga David Linx; dalle narrazioni di Marco Baliani
a quelle di Pierpaolo Piludu, dai fiati dell'Italian
Trumpet Summit (Bosso, Tamburini, Boltro, Ambrosetti
e Fresu) a quelli dell'Orchestra del Parco della Musica
di Roma, dimenticando sicuramente altri artisti.
Appuntamento di eccellenza,
e come gli altri spettacoli tutto esaurito al botteghino,
è stato “Le Fresiadi”, concerto
così ironicamente battezzato in onore di Paolo
Fresu e cioè l'avvicendarsi sul palco di tutte
o quasi le formazioni di cui il musicista fa parte;
tre ore e mezza di musica durante le quali Fresu si
è alternato con classe magistrale, alla tromba
e al filicorno al fianco dello storico Quintetto Italiano
(con Roberto Cipelli, Attilio Zanchi, Tino Tracanna
e Ettore Fioravanti), del Devil Quartet (con Bebo
Ferra, Paolino Dalla Porta, Stefano Bagnoli), dell'Angel
Quartet (con Furio Di Castri, Roberto Gatto, Nguyen
Le e Antonello Salis), del trio PAF (con Antonello
Salis e Furio Di Castri), del trio Homescape (con
Dhafer Youssef e Nguyen Le) e del trio con David Linx
e Diederik Wissels. Un tutt'uno di musica dal jazz
più classico alla versione mozzafiato di “Angel”
di Hendrix culminato in una festosa chiusura con “Summertime”
suonata da tutti i musicisti insieme.
A Berchidda si ha l'impressione che gli artisti siano
anche amici, non è raro vederli assistere agli
spettacoli dei colleghi ed applaudire, oppure improvvisare
qualche nota anche al di fuori degli appuntamenti
in calendario.
Seconda, ma non secondaria componente di questo successo
è indubbiamente la scelta logistica degli spettacoli;
solo i concerti serali si svolgono in un contesto
più tradizionale quale Piazza del Popolo, la
piazza principale di Berchidda; tutti gli altri eventi
sono nelle località e nei luoghi più
disparati ma non scelti a caso; si carpisce, da comuni
fruitori dell'evento, che ogni appuntamento è
legato a un doppio filo col quale l'arte e l'ambiente
che la ospita si condizionano positivamente a vicenda,
pertanto ecco i concerti a bordo del traghetto Sardinia
Ferries che accolgono e salutano i musicisti in terra
sarda, ecco ancora i concerti acustici all'alba e
al tramonto immersi tra mirti, sugheri e rocce granitiche
dei monti Limbara e Acuto, e ancora nelle chiese di
campagna, nelle basiliche, nelle piazze, nelle stazioni,
lungo le strade, al museo del vino e nello splendido
parco della casa di riposo di Berchidda a fare da
cornice a emozioni intense che rimangono impresse
nel cuore di ciascuno.
Ma cosa sarebbe tutto ciò senza la gentilezza
e l'accoglienza aperta degli abitanti di Berchidda
e degli organizzatori? Dai ragazzini che indicano
dove parcheggiare, sorridenti, sotto il sole cocente,
agli addetti alle informazioni; dalle famiglie che
mettono a disposizione la loro casa e la loro abilità
culinaria, ai comitati delle chiese campestri che
cucinano la squisita zuppa berchiddese per tutti,
dalle persone conosciute per caso che al primo incontro
ti invitano a bere un caffè, agli anziani che
prima di qualche anno fa non sapevano cosa fosse il
jazz e oggi seguono tutti i concerti. Insomma un sano
entusiasmo che contagia proprio tutti e che lascia
senza parole anche noi bolognesi, notoriamente cordiali
e festaioli.
Siamo entusiasti di aver assistito a questo lungo
evento estivo e vogliamo sottolineare che l’indispensabile
collante di tutti gli ingredienti che abbiamo elencato
fino ad ora è l'ideatore e curatore del Festival,
Paolo Fresu, che con il suo spessore umano, oltre
che artistico, è riuscito a dare alla Sua gente,
alla Sua terra e a tutti gli appassionati di Musica
e d'Arte l'opportunità di vivere momenti indimenticabili.
Ci auguriamo di rincontrarlo presto per uno spettacolo
qui a Pianoro ... oppure di nuovo a Berchidda. |
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