20.09.07
Il leone ruggisce ancora. Il Festival di Venezia
non delude
di ROBERTO FERRETTI
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E’ il festival cinematografico
più longevo del mondo, e pure il più
italiano, non solo perché batte bandiera tricolore
bensì per il congenito caos organizzativo dal
quale non riesce a emarginarsi. Tutto ebbe inizio
nell’agosto del 1932, in pieno ventennio fascista,
grazie a una intuizione del conte Giuseppe Volpi di
Misurata (di qui l’omonima coppa Volpi il premio
per le migliori interpretazioni maschili e femminili).
Il palazzo del cinema ancora non esisteva e la piccola
mostra del cinema si tenne sulla terrazza dell’Hotel
Excelsior, bellissimo albergo in stile Moresco. La
sera del 6 Agosto venne proiettato il primo film:
“Il dottor Jekyll” di Rouben Mamoulian.
La kermesse venne poi interrotta con la guerra e ripresa
solo nel ’46. Nel frattempo i cugini d’oltralpe,
che non erano dei pivelli, avevano già messo
in piedi un concorrente temibile, il Festival di Cannes,
costringendo Venezia a slittare a metà settembre.
Per i 75 anni dalla nascita della Kermesse veneziana
(64° edizione), il direttore Marco Muller ha deciso
di rimodernare, l’allestimento, davanti al palazzo
del cinema dove le stars sfilano sorridenti sul tappeto
rosso, lasciandosi immortalare dai fotografi durante
il consueto bagno di folla. Dopo tre anni la nuova
scenografia è stata affidata al premio Oscar,
Dante Ferretti. Gli oltre sessanta leoni, a grandezza
naturale, sono usciti di scena in buon ordine per
lasciare posto a una gigantesca sfera d’acciaio
che abbatte un muro di mattoni, chiaro riferimento
al film del maestro Fellini :”Prova d’orchestra”.
Sempre in onore della importante ricorrenza, il buon
Muller ha fortemente voluto che la giuria di quest’anno
fosse composta esclusivamente da registi, con presidente
il maestro Zhang Yimou.
Così il premio più ambito il “Leone
d’oro” è stato consegnato da un
Cinese nelle mani di un Taiwanese. A due anni dalla
vittoria con il film “Brokeback Mountain”
il regista Ang Lee torna a sollevare la statuetta
più ambita con “Lust, Caution”.
Un record che non ci sentiamo di sottoscrivere. Questa
torbida storia, interamente girata in lingua cinese
e ambientata nella Shanghai degli anni ‘40 occupata
dai giapponesi, c’è apparsa un po’
pedante. Per raccontare le vicende fatte di spionaggio
e resistenza non erano necessarie due ore e trentasei
minuti di film. Non a caso, il buon Ang Lee,ha trovato
inevitabile inserire piccanti scene d’erotismo
per tenere in piedi la struttura assai debole del
film, con finale prevedibile già dopo mezz’ora.
In questa edizione del festival abbiamo assistito
a diversi film che ci hanno convinto sia come prodotto
cinematografico che nei contenuti. Un grande cineasta
come Brian de Palma si è presentato con un
lavoro coraggioso per un regista americano: ”Redacted”.
Un film di denuncia sulla guerra in Iraq, costruito
con una struttura a metà tra documentario e
fiction. Lo spettatore rimane scosso dalle crude immagini,
rese ancora più terribili perchè sembrano
rubate dai filmini che i soldati stessi girano con
le videocamere o con i telefonini nelle lunghe noiose
pause, e durante gli interminabili turni di guardia.
Questa ingegnosa tecnica, che mescola video messaggi
scaricati da internet con scene girate in set da attori
bravissimi e credibili, ha conquistato la giuria,
la quale ha insignito Brian de Palma del “Leone
d’argento” per la regia.
Mai come in questa edizione del Festival ci è
capitato di incappare in un film che mettesse d’accordo
in eguale misura sia il pubblico che la critica specializzata.
Stiamo parlando del lavoro di un giovane regista franco-tunisino
Abdellatif Kechiche dal titolo “Le graine et
le mulet”. Portandosi a casa il “Premio
della Giuria” e il premio “Marcello Mastroianni”
grazie alla giovane emergente Hafsia Herzi, questo
film per una volta ha incontrato anche il gusto della
giuria internazionale, che solitamente ama in maniera
perversa andare controcorrente.
In una città di mare (Setè) una famiglia
allargata francese, ma di chiare origini tunisine,
si barcamena tra storie sentimentali e problemi economici
derivati dalla crisi del mercato della pesca. Una
famiglia povera, ma in fondo ricca di quella risorsa
che per secoli è stata la forza di chi non
può permettersi di sbagliare, ovvero i figli.
Con i soldi della liquidazione il capofamiglia (Sliman)
si lancia in un progetto insolito: acquistare un fatiscente
mercantile per trasformarlo in un ristorante galleggiante,
specializzato in Couss-Couss al pesce. I dialoghi
lunghissimi, in uno stretto slang delle periferie
francesi, possono apparire improvvisati ma sono sicuramente
frutto d’estenuanti prove e probabilmente perderanno
con il doppiaggio. Il film merita lo sforzo della
visione (ben 151 minuti).
Grandi soddisfazioni ha riservato la rassegna “Giornate
degli autori” giunta quest’anno alla quarta
edizione. Fra tutti spicca il lavoro d’esordio
di un regista messicano, “Rodrigo Plà”
dal titolo la “Zona”, premiato anche con
il “Leone del futuro” per le opere prime.
Il film è ambientato in un esclusivo quartiere
residenziale riservato a ricchi professionisti di
Città del Messico, chiamato appunto la zona,
a pochi chilometri dalle baraccopoli dove vivono circondati
da alte mura e protetti da un rigido corpo di vigilanza.
La serenità dei facoltosi abitanti viene messa
a repentaglio quando una falla nel sistema di sicurezza
rende vulnerabile la zona permettendo ad alcuni ladruncoli
di penetrare nella fortezza, come un virus che entra
in un organismo sano, scatenando una drammatica caccia
all’uomo. La reazione è violenta e le
conseguenze saranno devastanti per la ricca comunità,
che vedrà messa a repentaglio i propri privilegi
e la legalità speciale di cui fino ad allora
si era giovata.
Molto divertente abbiamo trovato anche un film polacco
dal titolo “Sztuczki” (Trucchi). In estate
in una piccola cittadina, un bambino di sei anni vive
con la mamma e la sorella maggiore. Il padre è
assente, scappato forse con un'altra donna quando
era troppo piccolo per ricordarsene. Un uomo scelto
a caso nella stazione diventa il potenziale padre
per il piccolo Stefek. Così con piccoli trucchi
e gesti scaramantici riesce a interrompere la ritualità
quotidiana di questo sconosciuto fino a dirottarlo
in paese…
Per ultimo ci sentiamo di consigliare la divertente
commedia romantica di un giovane regista francese,
Emmanuel Mouret, ”Un Baiser, s’il vous
plait!” (Ci baciamo?). Sorretto da un’ottima
sceneggiatura la trama narra di un incontro casuale
tra Gabriel ed Emilie, e di un bacio richiesto, che
avrà conseguenze imprevedibili.
Meno male che il premio speciale del 75° anniversario,
è finito tra le mani del regista Bernardo Bertolucci,
in caso contrario non avremmo visto neppure un italiano
sul palco delle premiazioni. La giuria internazionale
non se l’è proprio sentita di ricambiare
l’ospitalità con un riconoscimento, seppur
minimo, ai film italiani in concorso, ben tre. E purtroppo
non possiamo non essere d’accordo con questa
scelta: la rinascita del cinema italiano è
ancora di là da venire.
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