10.12.07
Il broglio, tra sospetti e incertezze
di ANDREA MANGANARO
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L’esito delle elezioni politiche dello scorso
anno, come si ricorderà, ha avuto dell’incredibile.
Complice di questo esito è stata senz’altro
la nuova legge elettorale, approvata in fretta e furia
negli ultimi mesi della scorsa legislatura dalla vecchia
maggioranza, e battezzata “la porcata”
da uno dei suoi stessi ideatori.
Alla Camera dei Deputati, dove è prevista l’assegnazione
di 340 seggi (su un totale di 630) per la coalizione
che ottiene il maggior numero di voti su base nazionale,
la coalizione di centrosinistra ha vinto con uno scarto
di circa 25mila voti, corrispondenti a circa il 6-7
per mille dei votanti. Al Senato della Repubblica,
invece, dove la coalizione di centrodestra ha preso
quasi 400mila voti in più,[1] la legge elettorale
prevede l’assegnazione del premio di maggioranza
su base regionale, in ossequio al dettato costituzionale
che prescrive questo tipo di obbligo alla Camera alta.
E’ evidente, pertanto, che per godere di un’ampia
maggioranza al Senato, ad una coalizione non è
sufficiente ottenere la maggioranza, ancorché
relativa, dei voti su base nazionale, ma dovrà
anche vincere all’interno di quasi tutte le
regioni, ciò che risulta piuttosto difficile,
se si tiene conto dell’eterogenea caratterizzazione
politica del territorio italiano. In caso contrario,
infatti, la coalizione vincente non potrà che
disporre di una risicata maggioranza.
L’esito elettorale del
2006 è stato incredibile, come si ricorderà,
non solo per l’estremo equilibrio di suffragi
ottenuti dalle due coalizioni, ma soprattutto perché,
secondo quanto previsto da quasi tutti i sondaggi
della vigilia e dagli exit-poll comunicati alla chiusura
dei seggi, ci si attendeva una vittoria abbastanza
netta della coalizione di centrosinistra. Benché
la coalizione di centrosinistra abbia tradizionalmente
ottenuto meno voti con il sistema elettorale proporzionale,
piuttosto che con quello maggioritario, quasi tutti
i sondaggi e gli stessi exit polls erano concordi
nell’assegnare al centrosinistra circa cinque
punti percentuali di vantaggio. Anche i primi voti
scrutinati sembravano effettivamente confermare un
leggero vantaggio per il centrosinistra, ma man mano
che pervenivano i dati dei voti scrutinati dal Viminale,
però, lo scarto tra le due coalizioni tendeva
ad assottigliarsi fino ad annullarsi del tutto: è
successo nella serata di lunedì 10 aprile,
dopo la chiusura dei seggi, per i voti scrutinati
del Senato, e si è ripetuto nel corso della
nottata per i voti della Camera. Tra i dati stimati
in modo errato dagli exit poll, in particolare, c’era
quello di Forza Italia, sottostimato di circa 4 punti
percentuali rispetto al dato effettivo; quanto agli
altri partiti, le stime fornite sono ricadute tutte,
invece, nelle “forchette” indicate dagli
istituiti demoscopici.
Altre cose strane hanno caratterizzato
questa consultazione elettorale, come si venne a sapere
in seguito: innanzitutto l’incredibile calo
di schede bianche e di voti nulli, rispettivamente,
dal 4,52% dei votanti nel 2001 (calcolato sulla scheda
relativa alla quota proporzionale della Camera) all’1,12%
dei votanti per la Camera per il 2006; e dal 3,37%
dei votanti del 2001 all’1,8% dei votanti del
2006, relativamente ai voti nulli. In secondo luogo,
è risultata imprevista l’improvvisa partenza
per Roma del premier uscente nella mattinata di lunedì,
ad urne ancora aperte; in terzo luogo, vi fu la prolungata
interruzione di quasi un’ora del flusso di dati
proveniente dal Viminale nella tarda serata di lunedì;
in quarto luogo, lo strano allontanamento dal Viminale
del Ministro dell’Interno, per un improvviso
“vertice politico” a Palazzo Grazioli,
sede romana del Cavaliere. Infine, la mattina dopo
(il martedì 11), il mancato riconoscimento
della vittoria della coalizione di centrosinistra
da parte della maggioranza uscente, con il Cavaliere
che lancia l’accusa di brogli,[2] mentre viene
catturato, dopo oltre quarant’anni di latitanza,
il boss mafioso Bernardo Provenzano. Infine, altra
cosa strana, il portale del Ministero dell’Interno
dedicato ai risultati elettorali ad oltre otto mesi
dal voto non aveva ancora riportato il dato delle
schede bianche e di quelle nulle. Soltanto a partire
dai primi mesi del 2007, infatti, sono presenti, sul
portale dedicato del Viminale, tutti i dati elettorali
relativi a elettori, votanti, voti validi e non, schede
bianche e nulle, ed al dettaglio dei voti validi,
per tutti i Comuni d’Italia e per entrambe le
Camere.
Dopo quasi due mesi dal voto,
è uscito un “instant-book” dal
significativo titolo “Il Broglio”, scritto
da un certo “Agente Italiano”, in cui
viene narrata in forma di racconto noir la storia
di un’elezione politica in cui, grazie alle
pieghe della nuova legge elettorale ed al voto elettronico
sperimentale in alcune regioni, la coalizione di governo
sarebbe riuscita a truccare la consultazione elettorale
in suo vantaggio, anche se non abbastanza per vincere.
Sotto le spoglie del Tycoon, del Curato, del Baffo
e del Magro, oltre che di molti altri personaggi (giornalisti,
investigatori, sondaggisti, ecc.), “Movimento
e Libertà” stava per soffiare la vittoria
al “Partito democratico” quando, proprio
sul più bello, il meccanismo del broglio, per
qualche strano motivo, si è inceppato. La tesi
di fondo del libro è che in alcuni Comuni governati
da una Giunta di centrodestra siano state nominate
delle Commissioni Elettorali composte da persone di
sicura fede politica e che tali persone, così
come previsto dalla nuova legge elettorale, abbiano
nominato, tra gli iscritti all’apposito Albo,
scrutatori e Presidenti di seggio di altrettanto sicura
fede politica. In alcuni di questi Comuni –
si sostiene – il numero delle schede bianche,
raffrontato con quelle registrate in occasione delle
elezioni regionali tenutesi l’anno prima (il
2005), sarebbero drasticamente ridotte, mentre sarebbero
aumentati, in proporzioni grossomodo simili, i voti
per il principale partito del centrodestra, che avrebbe
addirittura organizzato dei corsi per addestrare “migliaia
e migliaia” di scrutatori. Nei Comuni governati
da Giunte di centrosinistra, invece, questa discrepanza
non si sarebbe rilevata. Inoltre, il voto elettronico
avrebbe favorito questo tipo di broglio poiché,
una volta inseriti i dati su un supporto elettronico,
sarebbe più facile manometterli con appositi
software.
La tesi del libro è
senz’altro affascinante e, come si è
detto, certamente alcune cose insolite sono accadute
in occasione delle elezioni politiche 2006; tuttavia,
dimostrare l’attendibilità di questa
tesi appare piuttosto difficile, così come
la ricerca di qualche indizio, come si vedrà
in seguito.
Il volume di “Agente
Italiano” per mesi è stato sostanzialmente
ignorato finché, nello scorso mese di ottobre,
la tesi è stata ripresa e rielaborata in un
film prodotto da Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio
per la rivista settimanale “Diario”, dal
titolo “Uccidete la democrazia!”. In realtà,
la tesi sostenuta dal film è un po’ diversa
rispetto a quella del romanzo istantaneo: prendendola
alla larga (ampia parte del film è dedicata
agli Stati Uniti e ad altri eventi, come ad esempio
la strage di Portella della Ginestra), si arriva a
sostenere che il broglio sarebbe avvenuto, tramite
manipolazione elettronica, nel passaggio di dati dalle
Prefetture al Viminale. Per sostenere questa tesi
vengono riportate nel film varie circostanze, non
sempre necessariamente rilevanti: una di queste è
una simulazione effettuata con il presunto tecnico
informatico americano che inconsapevolmente (così
si sostiene) avrebbe predisposto un software per manipolare
i dati nella trasmissione da un computer all’altro
“senza che rimanga alcuna traccia”, che
sarebbe stato utilizzato per le rocambolesche elezioni
presidenziali statunitensi del 2000, in cui il candidato
democratico Al Gore, dato in leggero ma decisivo vantaggio,
perse contro l’attuale presidente, il repubblicano
George Bush, grazie alla decisiva vittoria nello stato
della Florida, peraltro governata dal fratello dello
stesso Bush. Altri elementi riportati sono: la deposizione
dello stesso tecnico in un processo americano, in
cui sostiene la possibilità tecnica di manomettere
attraverso appositi software, con relativa facilità,
qualsiasi consultazione elettorale svolta elettronicamente;
il fatto che nelle settimane precedenti al voto italiano
alcune decine di Prefetti furono sostituiti (pare
che i Prefetti, in realtà, non rimangano più
di qualche anno in una stessa sede), fino alla “decisiva”
testimonianza di una presunta “gola profonda”
che spiega anche perché, alla fine, la coalizione
di centrodestra non sarebbe riuscita a vincere: pressato
a destra dal Cavaliere ed a sinistra dall’opposizione,
oltre che dal Capo dello Stato, il Ministro dell’Interno,
secondo una nota “antropologia democristiana”,
avrebbe “fiutato il pericolo” che il broglio
venisse scoperto, con tutte le conseguenze politiche
che ne sarebbero derivate anche nei suoi confronti:
il Ministro si sarebbe reso conto, quindi, che il
Tycoon “era come un gatto che si muove, e come
tutti i gatti che si agitano, era un gatto morto”.
Il Ministro avrebbe, dunque, agito di conseguenza.
Il centrosinistra, in effetti,
quando si rese conto, nella serata dello spoglio elettorale
(il lunedì) che qualcosa non tornava, e che
il flusso di dati proveniente dal Viminale si era
interrotto, aveva mandato alcuni suoi esponenti a
verificare cosa stesse succedendo; poco dopo l’arrivo
di tali esponenti alla sede del Ministero, il flusso
di dati sarebbe immediatamente ripartito. Ad urne
chiuse, e ad elezioni vinte, sia pure di un soffio,
nessun esponente di centrosinistra avrebbe avuto interesse
o voglia di delegittimare una consultazione che li
aveva visti vincitori. Paradossalmente, quindi, fu
proprio il Cavaliere a denunciare possibili brogli
a danno della sua coalizione all’indomani della
consultazione elettorale.
Al di là delle curiose
circostanze riportate nel libro e nel film, che effettivamente
ben si prestano ad una ricostruzione dei fatti in
qualche modo “dietrologica”, per verificare
la concreta possibilità che queste tesi possano
avere un qualche fondamento bisognerebbe procedere
con una dettagliata analisi dei dati elettorali. Per
quanto concerne la tesi del film, va subito detto,
in realtà, che la possibilità di una
manipolazione elettronica del dato appare alquanto
complicata, poiché il supporto cartaceo ed
il relativo verbale di scrutinio costituiscono una
controprova inoppugnabile, nel caso in cui si dovessero
riscontrare delle incongruenze nei dati. I risultati
elettorali, sezione per sezione, rimangono, infatti,
ai Comuni, alcuni dei quali li hanno pubblicati sui
rispettivi siti web (ed in alcuni casi, anche su pubblicazioni
cartacee): si tratta di dati perfettamente congruenti
con quelli pubblicati sul portale del Ministero degli
Interni.
La compatibilità dei
dati pubblicati dalle Amministrazioni comunali con
quelli del Viminale non pregiudicherebbe a priori,
invece, la tesi sostenuta dal romanzo istantaneo di
“Agente Italiano”. Certo, però,
che l’idea che ci siano dei Comuni amministrati
da Giunte di centrodestra che abbiano nominato “a
tappeto” scrutatori, presidenti e segretari
di seggio (che sono a loro volta nominati dai presidenti
di seggio) che fossero tutti d’accordo nell’assegnare
parte delle schede bianche a Forza Italia appare davvero
inverosimile, tanto più che non ci dovrebbero
essere rappresentanti di lista di centrosinistra a
sorvegliare… Anche in questo caso, comunque,
rimane il problema di giustificare il drastico calo
di schede bianche e nulle, e la buona performance
del partito di maggioranza relativa, su tutto il territorio
italiano, e non solo nei Comuni (che sono la minoranza)
amministrati dal centrodestra.
Per ricercare qualche indizio
un po’ più concreto della tesi del broglio,
quindi, bisognerebbe procedere con un’analisi
assai dettagliata dei dati elettorali. Se fosse vero
che parte delle schede bianche fosse stata in qualche
modo trasformata in voti per Forza Italia in alcune
zone d’Italia, allora si dovrebbe riscontrare
una correlazione negativa tra la percentuale delle
schede bianche e la percentuale di voti in favore
di Forza Italia. A livello macro, ovvero calcolando
tale correlazione sulle 110 provincie italiane, questo
non emerge, essendo il coefficiente di correlazione
positivo, ovvero pari a 0,11 circa. Tuttavia, questo
non esclude che si possano riscontrare dei coefficienti
di correlazione significativamente negativi in alcune
zone, effettuando l’analisi a livello più
micro, ad esempio tra comuni di qualche provincia
o, meglio ancora, tra sezioni elettorali di alcuni
comuni particolarmente rappresentativi. Ad esempio,
nelle regioni dove la destra è più forte,
la correlazione, calcolata sempre sui dati provinciali,
risulta spesso negativa: è il caso, ad esempio,
della Lombardia, del Veneto, della Sicilia e della
Puglia, ma anche di regioni più equilibrate
come la Campania e la Calabria. Altre correlazioni
significative in questo senso si sono riscontrate,
inoltre, tra le sezioni elettorali di una circoscrizione
(la Est) di un Comune a netta prevalenza di centrosinistra,
come è, ad esempio, quello di Prato, oppure
in altri Comuni a netta prevalenza di centrodestra,
come ad esempio Treviso.
Per cercare dati maggiormente
significativi sarebbe necessario estendere questo
lavoro in modo sistematico su molti altri Comuni e
su molte altre provincie. Ma questo presupporrebbe,
naturalmente, un vasto lavoro di recupero ed analisi
dei dati su diverse porzioni circoscritte di territorio
italiano; inoltre, quand’anche venissero riscontrate
in alcune zone delle correlazioni significativamente
negative, il risultato rischierebbe di non essere
mai esaustivo, e quindi difficilmente generalizzabile.
Peraltro, se davvero, in qualche modo difficilmente
immaginabile, il Cavaliere fosse stato in grado di
spostare in tutte le 60mila sezioni elettorali italiane
una proporzione costante di schede bianche verso il
suo partito, allora la correlazione negativa non sarebbe
più riscontrabile a livello di macro: si tratta,
in ogni caso, di un’ipotesi puramente accademica.
Insomma, molte cose strane
sono successe nelle elezioni del 9 e 10 aprile scorsi,
e lo spudorato cambio della legge elettorale a pochi
mesi dal voto potrebbe suggerire un avvallamento della
tesi del broglio. Tuttavia, appare opportuno non andare
oltre il nutrimento di dubbi e sospetti, poiché
queste tesi sembrano essere difficilmente dimostrabili.
[1] Escludendo però quelli degli italiani residenti
all’estero, di cui peraltro ancora non si ha
alcun dato, ad eccezione della distribuzione dei seggi
che è stata fatta all’indomani delle
elezioni: sul sito web del Senato, a distanza di quasi
un anno dalle elezioni, un avviso recita laconicamente
“I dati relativi alle circoscrizioni estere
sono in corso di acquisizione”. Si ricorda che
al Senato, escludendo i senatori a vita, la coalizione
di centrosinistra gode della maggioranza di due senatori
proprio grazie ai 4 senatori (su 6 totali) eletti
all’estero.
[2] Un noto comico italiano
ha interpretato in questo modo l’accusa di brogli
lanciata dal premier uscente: “Lo psiconano
ha parlato di brogli. Significa che ci ha pensato
lui per primo, e questa è la sua schizofrenia
[…]”. Citato da Agente Italiano, “Il
Broglio”, edito da Diario, pag.135.
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