Sono passati dieci anni da quando il “Maggio filosofico” si è occupato di questo tema. Ci trovavamo all'indomani delle elezioni politiche del 2008, quelle che videro il ritorno al governo delle destre con “il Popolo delle Libertà” (PdL), il cartello elettorale uscito dal cilindro del Cavaliere, con cui aveva inglobato i “post-fascisti” di AN. Erano anche le elezioni in cui vi fu il debutto del PD, il nuovo partito voluto e guidato da Walter Veltroni in cui erano confluiti i DS e la “Margherita”, a chiara vocazione maggioritaria. E furono anche le elezioni che videro, per la prima volta nella storia repubblicana, l'esclusione dal Parlamento di tutte le forze che facevano riferimento alla tradizione socialista o comunista. Clamoroso fu, infatti, il tonfo registrato dalla “Sinistra Arcobaleno”, cartello che comprendeva “Rifondazione Comunista”, i “Comunisti Italiani”, la “Sinistra Democratica” e i Verdi: non riuscendo a superare la soglia di sbarramento del 4%, non elessero nemmeno un deputato.
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