FORUM SU NICHILISMO2, OVVERO: MARX, HEIDEGGER, CARNAP, ecc.
Messaggio 1 – Giulio Cesare, 28 maggio ’06 (accompagna l’articolo allegato “Dallo scanno di Marx ad Heidegger passando per Carnap)
Ecco un contributo in fieri, ancora
non mi chiaro il suo destino, ma il ferro va battuto finché è
caldo (non se è vecchio o nuovo), per cui lo rilascio nel
dibattito.
Aggiungo che Husserl è a monte della frattura
tra le due scuole (analitica e continentale) e che essa non era
inevitabile in tutti i mondi possibili. Per una descrizione di un
mondo alternativo, leggete un intervento
semiserio di una
professionista del settore a <http://sifa.unige.it/4cos/picardi.pdf>
dove nella chiusa si considera
utile la critica dell'atemporalità
fatta da Heidegger. Che fai promuovi anche l'antitesi? Certo, così
lo concepisco il dibattito filosofico, da Amicus Plato. E poi io
accetto la critica dell'atemporalità, se no non sarei Kuhniano
in
epistemologia, al massimo Popperiano, volendo uscire dal
criterio empirico di significanza.
P.S.: I Klingon rappresentano i sovietici. Casuale? Ed è vero che c'è la galassia di fronte a noi, ma ciò non risolve i problemi dei Tellurici: è così tanto più efficente mandar "sù" embrioni ibernati... Anche avendo la fusione temo che i costi sarebbero eccessivi. Altra cosa per l'ascensore spaziale...
Ho trovato il contributo di Giulio
pieno di suggestioni interessanti, anche se - devo dire - dopo averlo
riletto più volte, non sono ancora convinto del suo senso...
Certo, si tratta di un bel racconto, su questo non c'è dubbio.
Mi pare, però, che esso ponga, a sua volta, un bel problema di
comunicazione. Siccome so che il pensiero di Giulio è
ipertestuale, ed al terzo link ci si potrebbe perdere, cercherò
dunque di fare un minimo di esegesi (salvo smentita,
naturalmente).
Dunque vediamo: pur non essendo io un filosofo,
l'idea che almeno una parte dei problemi filosofici siano problemi di
linguaggio mi pare a priori verosimile, anche se questo nel
contributo non viene del tutto argomentato.
Mi pare verosimile,
infatti, perché in ogni ambito o disciplina o persino in ogni
momento della vita sociale non si può prescidere dal
linguaggio. Per rendersi conto di ciò, è sufficiente
riflettere (per chi c'era) sulle difficoltà a comunicare nel
corso della nostra ultima assemblea (e non c'era nemmeno bisogno di
un matematico per rendersene conto...). La distinzione tra "capire"
e "condividere" fatta da Giulio in una precedente e-mail mi
è sembrata a tal proposito importante.
Peraltro, non è
nemmeno chiaro quali siano questi problemi filosofici che sarebbero
in realtà problemi di linguaggio (Giulio dice soltanto "certi
problemi..."), tranne che per alcune allusioni ad Heidegger ed a
Carnap. Mi rendo conto che per avere la risposta dovremmo forse
leggerci il libro di Borzacchini che Giulio ha
"semi-recensito".
Visto, però, che c'è di
mezzo Heidegger, e visto che nella sua e-mail Giulio aggiunge "Non
potendo per ora intervenire sulla decrescita...", ne deduco che
"certi problemi" dovrebbero essere di tipo metafisico, ed
in particolare riferibili al dibattito sull'articolo del babbo di
Fabrizio sul nichilismo.
Se è così, però,
non si capisce se questo "problema" sia su: 1) la
definizione stessa di nichilismo (non mi pare...); 2) "la
perdita del centro [...]" da parte dell'uomo contemporaneo,
ossia l'energica ripulsa di quell' "Atteggiamento filosofico che
nega ogni valore gnoseologico o morale comunemente riconosciuto"
(definizione di "nichilismo" tratta dal Dizionario
d'Italiano Ragionato, curato da Guido D'Anna); 3) (è una
provocazione...) il metodo di lavoro della nostra rivista.
Non
avendo discusso che del metodo nella nostra assemblea, però,
il dibattito sull'articolo di Adriano non si è potuto quindi
sviluppare, se non succintamente via e-mail (tra parentesi, aggiungo
che, rileggendo l'articolo, mi sono sentito davvero "nichilista",
visto che il DIR mi conferma che, in senso estensivo, quell'aggettivo
sostantivato può significare "Assertore della necessità
di liberarsi da ogni autorità, e da ogni principio ideologico
del passato". E già che ci sono vi chiedo: "La
scienza, che ha secolarizzato la vecchia immagine del mondo,
spogliandola dell'originario velo mitologico-religioso e riducendola
a nuda oggettività, ha prodotto l'inarrestabile disincanto.
Risultato sconvolgente di tale razionalizzazione il politeismo e,
conseguentemente, l'equipollenza dei valori che hanno portato alla
svalutazione di tutti i credo e di tutte le norme, fino a rendere
inutili e addirittura stupide prescrizioni e proibizioni".
Questo non è forse il Ratzinger-pensiero?!?).
Resto
dunque in attesa di ulteriori lumi da Giulio.
Messaggio 3 – Francesco, 29 maggio ’06
Approvo. Finalmente qualcosa di
veramente sensato.
Messaggio 4 – Giulio Cesare, 30 maggio ’06
Tutto il discorso? Od in particolare
l'ascensore spaziale? Conosci gli ultimi progetti basati su un nastro
in microtubuli di carbonio? Gli ottimisti dicono che potremmo farcela
in vent'anni, i prudenti dicono verso il 2050. Io aspetto una
estrapolazione di tecnologia seria per fissare il tempo limite
TECNICO, ma tanto sappiamo che la questione è politica; in
fondo una stazione spaziale stile 2001 avremmo davvero potuto averla
nel 2001 se i soldi della follia reganiana (lo scudo spaziale)
fossero stati spesi per essa!
Se, nell'attesa, mi regalate
un'astronave atomica modello Orione (cfr.: archivio NASA) son
disposto a regalare a Faina una centrale nucleare ed a Lorenzo un PIL
cinese ;-)
E vi porto pure a fare un giro sulle lune di Saturno,
ah che panorama indimenticabile! Che nostalgia!
Live long and
prosper, Suliuj Nov Resiak
>Ho trovato il contributo di Giulio pieno di suggestioni interessanti, anche se - devo dire - dopo averlo riletto più volte, >non sono ancora convinto del suo senso... Certo, si tratta di un bel racconto, su questo non c'è dubbio. Mi pare, però, >che esso ponga, a sua volta, un bel problema di comunicazione. Siccome so che il pensiero di Giulio è ipertestuale, ed >al terzo link ci si potrebbe perdere, cercherò dunque di fare un minimo di esegesi (salvo smentita, naturalmente).
Cedi già al terzo link?
Allora abbiamo davvero un bel problema: la torre degli
auto-osservatori, potenzialmente infinita, di solito la tengo
dispiegata ben oltre quel livello. Potrei introflettermi in un unico
transfinito alef con 0, ma temo di trascendere... tantè
arrivare a c...
Una volta in un lavoro teatrale di
trans-neo-post-avanguardia-per-pochi-in-posto-piccolo ho inserito il
"Monologo dei Transfiniti", che è poi un dialogo,
forse c'è persino qualche spettatore che ci osserva, se fai il
buono un'altra volta faccio un'exertpum. Bè, vedimme la tua
vulgata... ehm esegesi ;-)
>Dunque vediamo: pur non essendo
io un filosofo, l'idea che almeno una parte dei problemi filosofici
siano problemi di >linguaggio mi pare a priori verosimile, anche
se questo nel contributo non viene del tutto argomentato.
>Mi
pare verosimile, infatti, perché in ogni ambito o disciplina o
persino in ogni momento della vita sociale non si può
>prescidere dal linguaggio. Per rendersi conto di ciò, è
sufficiente riflettere (per chi c'era) sulle difficoltà a
comunicare >nel corso della nostra ultima assemblea (e non c'era
nemmeno bisogno di un matematico per rendersene conto...). La
>distinzione tra "capire" e "condividere"
fatta da Giulio in una precedente e-mail mi è sembrata a tal
proposito >importante.
Se non conosci la teoria di
Sapir-Whorf (linguistica kantiana), puoi guardartela su wikipedia
<http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_di_Whorf-Sapir>
oppure
contentarti della citazione morettiana: "Chi parla male, pensa
male" oppure farmi felice indovinando un autore di "manuale
di istruzioni" che conosci.
>Peraltro, non è
nemmeno chiaro quali siano questi problemi filosofici che sarebbero
in realtà problemi di linguaggio >(Giulio dice soltanto
"certi problemi..."), tranne che per alcune allusioni ad
Heidegger ed a Carnap. Mi rendo conto >che per avere la risposta
dovremmo forse leggerci il libro di Borzacchini che Giulio ha
"semi-recensito".
Non pretendo tanto, dovrei
arrivare con una seconda puntata Real Soon Now, lascia sol finire il
dibattito dei liceali, che spero di trarne migliore comunicazione.
Però mi sembrava di aver detto chiaramente che il problema sta
nell'uso del verbo essere (un metafisico lo chiamerebbe: "Il
Problema Dell'Essere" enunciandolo in toga e tocco neri e con
voce compunta). Forse, dopotutto, devo parlavi di geroglifici, ma lo
farò in un separato cammeo, chissà che col metodo del
mosaico non arrivi a mettere insieme un articolo intero, ma avrò
bisogno di un'amica che frequenta la scuola di restauro.
>Visto,
però, che c'è di mezzo Heidegger, e visto che nella sua
e-mail Giulio aggiunge "Non potendo per ora intervenire >sulla
decrescita...", ne deduco che "certi problemi"
dovrebbero essere di tipo metafisico,
YEAH! You've got it, clever
boy
> ed in particolare riferibili al dibattito
sull'articolo del babbo di Fabrizio sul nichilismo.
Anche. Subito dopo 'essere' viene
'nulla' come parola fonte di confusione. Pensa che disastro ad usarle
entrambe nella stessa frase! ;-)
>Se è così,
però, non si capisce se questo "problema" sia su: 1)
la definizione stessa di nichilismo (non mi pare...); 2) "la
>perdita del centro [...]" da parte dell'uomo contemporaneo,
ossia l'energica ripulsa di quell' "Atteggiamento filosofico
>che nega ogni valore gnoseologico o morale comunemente
riconosciuto" (definizione di "nichilismo" tratta dal
>Dizionario d'Italiano Ragionato, curato da Guido D'Anna); 3) (è
una provocazione...) il metodo di lavoro della nostra >rivista.
Sul piano filosofico ove mi trovo ora
il problema è 1). La tua definizione si auto-smentisce: in
nome di cosa si fa una affermazione così forte come la
negazione di ogni valore gnoseologico o morale? Ma dice
"Atteggiamento...". Allora siamo nell'ambito del costume,
sia pur filosofico.
Dov'è un nichilista contemporaneo che
definisca il nichilismo? Il Cioran ispiratore dei "Cavalieri del
Nulla", circolo eno-gastro-filosofico a cui mi onoro di
appartenere ("... e del ripieno" aggiungiamo sottovoce ;-))
è totalmente aforismatico e mal si presta a trarne una
definizione. Vedrò se il Supremo Nulla, nostro vate, si
abbassa a concedermi un incrontro al Nullificio, nostra sede, per
dirimere la questione, ma temo che non mi dirà Nulla, o forse
mi spiegherà il Nulla, ma io non capirò
Nulla.
Comunque, quale nichilista patentato, sono io il Nulla o,
se preferite, io sono Nulla, per cui spetterebbe a me intervenire in
senso normativo sul Nulla se ci fosse una morale, ma dato che non c'è
per Nulla, Nullificando il Nulla Nullo.
Parliamo di cose serie,
invece:
Perché i nichilisti cuccano?
Perché
credete che abbia aderito ad un circolo nihilista, sia pur in veste
di unico antagonista materialista? Per mostrare, se non dimostrare,
che il Nulla è Nulla se non si definisce di contro a Qualcosa!
(che avevate capito?)
A vent'anni si dimostra, poi resta il
mostro.
"un filosofo gnomico meno parole usa più vuol
dire che ha espresso un concetto profondo. Come da quando sono uno
gnomico, da sempre, in una delle mie incarnazioni" scripsi
1997-06-20, epistolario.
Sul piano sociale il problema è
2). Devo però cambiare cartuccia per
affrontarlo da questo
lato, ma ora non la trovo.
sul piano psicologico il problema è
3). Se accettate ein pikkola trapanatina kranika, mettere foi
kompletamente a posto...
>Non avendo discusso che del
metodo nella nostra assemblea, però, il dibattito
sull'articolo di Adriano non si è potuto >quindi
sviluppare, se non succintamente via e-mail (tra parentesi, aggiungo
che, rileggendo l'articolo, mi sono sentito >davvero "nichilista",
visto che il DIR mi conferma che, in senso estensivo, quell'aggettivo
sostantivato può significare >"Assertore della
necessità di liberarsi da ogni autorità, e da ogni
principio ideologico del passato". E già che ci sono vi
>chiedo: "La scienza, che ha secolarizzato la vecchia
immagine del mondo, spogliandola dell'originario velo
>mitologico-religioso e riducendola a nuda oggettività, ha
prodotto l'inarrestabile disincanto. Risultato sconvolgente di >tale
razionalizzazione il politeismo e, conseguentemente, l'equipollenza
dei valori che hanno portato alla svalutazione >di tutti i credo e
di tutte le norme, fino a rendere inutili e addirittura stupide
prescrizioni e proibizioni". Questo non è >forse il
Ratzinger-pensiero?!?).
Atriano non afere tetto ke noi poferi
teteski essere fittima di poki kriminali! Forse nella sua forma
fenomenica, ma quella noumenica? Qui però dovrei cambiare
ancora la cartuccia e passare al discorso politico: "La scienza,
che ha secolarizzato la vecchia immagine del mondo, spogliandola
dell'originario velo mitologico-religioso e riducendola a nuda
oggettività, ha prodotto l'inarrestabile civiltà, ma
oggi le forze del buio coalizzate si ergono per annientarla"
questo è il vero scontro di civiltà: Luce contro
Tenebre, Peter Pan contro Capitan Uncino.
"Merlino! dove
sei?" (picchiando la roccia col guanto ferrato)
>Resto
dunque in attesa di ulteriori lumi da Giulio.
Qualche fotone,
qualche fotone, prego
>Saluti a tutti!
Saludos a
todos
>Faina
>
Tantum religio potuit suadere
malorum,
Julius Caesar
P.S.: L'argomentazione di Carnap la
devo ancora produrre, sto riflettendo sul modo migliore per farlo, E'
, per me, conoscenza schiacciata, diciamo geometrica, mica è
semplice dopo ventotto anni allungarla, diciamo renderla algebrica,
per presentarvela. Come già facemmo col Capitale, dovremmo
fare un gruppo di lettura od almeno un incontro specifico per gli
interessati. Non una conferenza, una chiacchierata tra noi, magari in
osteria, magari allargando il giro, ma sempre seguendo l'analogia del
"circolo" che può essere istanziata in un vero
circolo di vere persone. Oppure, come ho
detto, aspettiamo ancora
pochi giorni che i liceali lavorino per noi. Dum loquimur, fugerit
invidia aetas.
Messaggio 6 – Andrea, 31 maggio ’06
Rinunciando alla ricerca della teoria
di Sapir-Whorf, mi pare che siamo d'accordo sulla tesi, sia pur
indebolita, di Borzacchini. Dunque, non soltanto mi contento della
pur sempre valida battuta morettiana "chi parla male, pensa
male", ma ti rendo felice evocando Paul Watzlawick, e riportando
il suo aneddoto a sua volta riportato nel saggio di Cavallaro che vi
ho già inviato:
Un esempio famoso di conflitti di tal
genere ce lo racconta Paul Watzlawick. Un ufficiale francese, durante
uno dei molti disordini verificatisi nella Parigi dell'Ottocento,
riceve l'ordine di sparare sulla "canaille", cioè
sulla marmaglia, e conseguentemente ordina ai suoi soldati di
mettersi in posizione di tiro contro la folla. Poiché i suoi
uomini, a differenza della folla, sono armati, egli è certo di
avere la meglio; tuttavia, è altrettanto certo che una strage
inasprirà gli animi e, in prospettiva, acuirà quegli
scontri che il suo intervento mira invece a sedare. Mentre sulla
piazza cala un silenzio raggelante, estrae quindi la spada e grida:
"Signore, signori, ho ricevuto l'ordine di sparare sulla
canaille, ma vedo davanti a me un gran numero di cittadini onesti e
rispettabili. Li invito perciò ad allontanarsi per essere
certo di sparare solo sulla canaille". Ed ecco che, in pochi
minuti, la piazza si svuota: l'intervento dell'ufficiale ha tratto la
situazione fuori dal contesto che fino a quel momento conteneva la
truppa e la folla e l'ha "ricontestualizzata" in modo da
farla risultare accettabile a entrambe le parti. Non c'è
dubbio che il risultato rappresenti un guadagno rispetto al sistema
di valori dell'ufficiale, ma - e qui sta il punto - la sua strategia
viene premiata perché si fonda su una "comunicazione
convincente" che, pur ribadendo la propria impossibilità
di sottrarsi all'obbligo di sparare, riesce a tener conto di ciò
su cui l'altra parte non avrebbe ceduto, vale a dire una resa senza
condizioni.
Per quanto riguarda il nichilismo, anch'io ho un
ricordo liceale legato alla lezione di filosofia su Parmenide. "Ma
che razza di stupidaggine è questa - mi dicevo - passi per
l'Essere che è (tautologico), ma se il non-essere non è,
allora di che stiamo parlando?". Ovvero, per usare le parole di
Giulio,
>Perché credete che abbia aderito ad un
circolo nihilista, sia pur in veste di unico antagonista
materialista? Per >mostrare, se non dimostrare, che il Nulla è
Nulla se non si definisce di contro a Qualcosa!
Insoma, il
Nulla è in quanto assenza di Essere, mi verrebbe da dire...
Ma.. ops! Mi sono reso conto di aver scritto una frase con "Nulla"
ed "Essere", introducendomi inavvertitamente nel tunnel
dell'equivoco linguistico, di cui pure ero stato avvisato... E allora
mi fermo, e cercherò, semmai, di chiarire altri
equivoci.
Avevo scritto:
>Se è così,
però, non si capisce se questo "problema" sia su: 1)
la definizione stessa di nichilismo (non mi pare...); 2) "la
>perdita del centro [...]" da parte dell'uomo contemporaneo,
ossia l'energica ripulsa di quell' "Atteggiamento filosofico
>che nega ogni valore gnoseologico o morale comunemente
riconosciuto" (definizione di "nichilismo" tratta dal
>Dizionario d'Italiano Ragionato, curato da Guido D'Anna); 3) (è
una provocazione...) il metodo di lavoro della nostra >rivista.
E
Giulio ha risposto:
>Sul piano filosofico ove mi trovo ora
il problema è 1). La tua definizione si auto-smentisce: in
nome di cosa si fa una >affermazione così forte come la
negazione di ogni valore gnoseologico o morale? Ma dice
"Atteggiamento...". Allora >siamo nell'ambito del
costume, sia pur filosofico.
>Dov'è un nichilista
contemporaneo che definisca il nichilismo?
Cercherò di
spiegarmi meglio: la definizione di cui all'ipotesi di "problema"
n.2 non è mia. "L'uomo di oggi si caratterizza per la
perdita del centro, in quanto non s'inchina a nessuna autorità
e non presta fede a nessun principio", se non l'avete
riconosciuto, è un passo dell'articolo di Adriano Simoncini.
L'energica ripulsa del nichilismo è ciò che emerge in
modo netto e incontrovertibile dal saggio in questione. Io ho solo
sostituito la parola "nichilismo" con la definizione del
DIR, ovvero: "Atteggiamento filosofico che nega ogni valore
gnoseologico o morale comunemente riconosciuto".
Finora
ho sempre declinato la parola "nichilismo" come sorta di
ignavia o di pensiero debole (o nessun pensiero...). E' per questo
che non soltanto non mi sono mai considerato nichilista, ma non ho
nemmeno mai ritenuto utile discutere di tale concetto (o corrente
filosofica che sia). Tuttavia, ho aggiunto, se volessimo prendere per
buona la declinazione della parola "nichilismo" come
"relativismo" che fa Adriano, allora potrei riscoprirmi
"nichilista" (sia pure "cum grano salis").
Peraltro, il DIR segnala che il nichilismo "Di forte
impeto polemico, ebbe diffusione soprattutto nella Russia
dell'Ottocento, affiancandosi ai movimenti anarchici, e ad una parte
fondamentale nella lotta contro l'assolutismo zarista". E
infatti, lo stesso Adriano ci dice che "I nichilisti sono stati
presentati al grande pubblico in film, il più delle volte
comici, come dinamitardi barbuti, ingenui e insieme irresponsabili -
gli anarchici panslavi di Bakunin - i quali parevano non saper bene
che fare oltre il tirar bombe contro le carrozze dei sovrani della
belle époque. I cultori della letteratura russa conoscono
invece gli eroi nichilisti di Turgenev e Dostoevskij, [...]". Ma
come? Dopo una vita passata nel PCI, Adriano ora disprezza i
precursori della Rivoluzione d'Ottobre? Altro che
Bolognina!!!
Sempre il DIR, infine, specifica che l'aggettivo
(spesso sostantivato) "nichilista" significa "Seguace
, Fautore degli atteggiamenti propri del nichilismo russo". E
aggiunge: "Anche in senso estensivo: Rivoluzionario, Terrorista,
Assertore della necessità di liberarsi da ogni autorità
e da ogni principio ideologico del passato". Interpretando dal
contesto che la parola "terrorista", oggi "sputtanata",
andrebbe intesa nel senso ottocentesco (alla Mazzini o Garibaldi,
tanto per stare in casa nostra), beh, allora, se è così
mi sa che potrei anche essere un nichilista, o per lo meno esserne un
simpatizzante... Quasi quasi chiedo di aderire al "Circolo del
Nulla e del Ripieno"! :-))
Vediamo, dunque, se il nostro
vate Supremo Nulla saprà fornirci ulteriori lumi, ehm...
qualche fotone in più!
Messaggio 7 – Giulio Cesare, 4 giugno ’06
>Rinunciando alla ricerca
della teoria di Sapir-Whorf,
Prendo atto, anche da quanto dice
Francesco che un click è troppo faticoso...
>mi pare
che siamo d'accordo sulla tesi, sia pur indebolita, di Borzacchini.
Carnap, la tesi è di Carnap,
Borzacchini ne fa, involontariamente, l'archeologia. Ho creato io la
confusione presentando la prima parte di un articolo che doveva
arrivare a spiegare che c'entra Carnap con Borzazzini, ma si è
fermato prima. Penso che farò una vera recenzione al libro "Il
computer di Platone" ed un articolo che ci si "appoggia"
>
Dunque, non soltanto mi contento della pur sempre valida battuta
morettiana "chi parla male, pensa male", ma ti >rendo
felice evocando Paul Watzlawick,
autore di "Istruzioni per
rendersi infelici" oltre a tomi dal piglio più
accademico, tanto per far capire perché mettevo felice ed
istruzioni nella stessa frase.
> e riportando il suo
aneddoto a sua volta riportato nel saggio di Cavallaro che vi ho già
inviato:
e che quindi non ripeto
>...
>Per
quanto riguarda il nichilismo, anch'io ho un ricordo liceale legato
alla lezione di filosofia su Parmenide. "Ma che >razza di
stupidaggine è questa - mi dicevo - passi per l'Essere che è
(tautologico), ma se il non-essere non è, allora di >che
stiamo parlando?". Ovvero, per usare le parole di Giulio,
>
>Perché credete che abbia aderito ad un circolo nihilista,
sia pur in veste di unico antagonista materialista? Per >>mostrare,
se non dimostrare, che il Nulla è Nulla se non si definisce di
contro a Qualcosa!
>Insomma, il Nulla è in quanto
assenza di Essere, mi verrebbe da dire... Ma.. ops! Mi sono reso
conto di aver scritto >una frase con "Nulla" ed
"Essere", introducendomi inavvertitamente nel tunnel
dell'equivoco linguistico, di cui pure >ero stato avvisato... E
allora mi fermo, e cercherò, semmai, di chiarire altri
equivoci.
la distinzione tra uso predicativo ed
esistenziale del verbo essere è già tutta in
Aristotele (qui vien buono Borzacchini). Se non fosse un errore
confonderli, sarebbe corretta la prova ontologica dell'esistenza di
un dio e su questo Kant mette un punto fermo. Dovrei ripartire dal
"parricidio" di Parmenide, ma, per ora, mi fermo qui.
Su
quanto segue premetto che spesso dove si cita Adriano, lui cita
Volpi, come ho potuto verificare dopo che il "Supremo Nulla"
mi ha parlato per tre ore del libro in questione e me lo ha lasciato
da studiare fino all'undici di giugno. Spero di potervene raccontare
più diffusamente.
>Avevo scritto:
> >Se
è così, però, non si capisce se questo
"problema" sia su: 1) la definizione stessa di nichilismo
(non mi pare...); 2) >>"la perdita del centro [...]"
da parte dell'uomo contemporaneo, ossia l'energica ripulsa di quell'
"Atteggiamento >>filosofico che nega ogni valore
gnoseologico o morale comunemente riconosciuto" (definizione di
"nichilismo" tratta >>dal Dizionario d'Italiano
Ragionato, curato da Guido D'Anna); 3) (è una provocazione...)
il metodo di lavoro della >>nostra rivista.
>E Giulio
ha risposto:
> >Sul piano filosofico ove mi trovo ora il
problema è 1). La tua definizione si auto-smentisce: in nome
di cosa si fa una >>affermazione così forte come la
negazione di ogni valore gnoseologico o morale? Ma dice
"Atteggiamento...". Allora >>siamo nell'ambito del
costume, sia pur filosofico.Dov'è un nichilista contemporaneo
che definisca il nichilismo?
>Cercherò di spiegarmi
meglio: la definizione di cui all'ipotesi di "problema" n.2
non è mia. "L'uomo di oggi si >caratterizza per la
perdita del centro, in quanto non s'inchina a nessuna autorità
e non presta fede a nessun principio", >se non l'avete
riconosciuto, è un passo dell'articolo di Adriano Simoncini.
L'energica ripulsa del nichilismo è ciò che >emerge
in modo netto e incontrovertibile dal saggio in questione. Io ho solo
sostituito la parola "nichilismo" con la >definizione
del DIR, ovvero: "Atteggiamento filosofico che nega ogni valore
gnoseologico o morale comunemente >riconosciuto".
Sì, avevo capito
l'operazione.
>Finora ho sempre declinato la parola
"nichilismo" come sorta di ignavia o di pensiero debole
Vattimo è nichilista,
attesta il Volpi (op. cit., pag. 100): "Questi non ha ricusato
il nichilismo come un malessere della nostra cultura, ma ha
sostenuto, al contrario, che il disagio che esso provoca nella
coscienza contemporanea nasce dal fatto che quest'ultima non è
ancora sufficientemente nichilistica... Vattimo ha pertanto eletto la
consapevolezza nichilistica, così intesa, a orizzonte del suo
pensiero e non si è peritato di professarsi apologeta del
nichilismo."
> (o nessun pensiero...). E' per questo
che non soltanto non mi sono mai considerato nichilista, ma non ho
nemmeno >mai ritenuto utile discutere di tale concetto (o corrente
filosofica che sia). Tuttavia, ho aggiunto, se volessimo prendere
>per buona la declinazione della parola "nichilismo"
come "relativismo" che fa Adriano, allora potrei
riscoprirmi >"nichilista" (sia pure "cum grano
salis").
Forse sto afferrando per la prima
volta cosa ci vedesse di buono Cacciari in Nietzsche, mentre non ci
riuscivo quando la tesi me la presentava il compagno (di scuola e,
lui sosteneva, di lotta) Massimo, autore di un articolo intitolato
"Critica alla Critica della Critica Critica" e che io,
quale suo redattore, mutai in "Critica della Critica Critica?"
perché fosse più appetibile per il lettore ;-).
Naturalmente, caro Massimo, questo non ti porta a molto, perchè
Cacciari oggi è della Margherita ed il tuo amato Erasmo è
citato anche da Berlusconi. Posso ridistribuire il tuo articolo del
'78 o ne hai una versione più aggiornata da darmi in formato
elettronico? Nietzsche "supera" il Nichilismo, anche se il
suo superamento (il super-uomo) è quantomeno ambiguo. Sotto
certe condizioni si potrebbe considerare il Nichilismo un "compagno
di strada" del materialismo. Alcuni nichilisti ricambiano la
cortesia e si annettono persino Platone, quale padre nobile.
Insomma,
la quistione non è banale.
>Peraltro, il DIR segnala
che il nichilismo "Di forte impeto polemico, ebbe diffusione
soprattutto nella Russia >dell'Ottocento, affiancandosi ai
movimenti anarchici, e ad una parte fondamentale nella lotta contro
l'assolutismo >zarista". E infatti, lo stesso Adriano ci dice
che "I nichilisti sono stati presentati al grande pubblico in
film, il più delle >volte comici, come dinamitardi barbuti,
ingenui e insieme irresponsabili - gli anarchici panslavi di Bakunin
- i quali >parevano non saper bene che fare oltre il tirar bombe
contro le carrozze dei sovrani della belle époque. I cultori
della >letteratura russa conoscono invece gli eroi nichilisti di
Turgenev e Dostoevskij, [...]". Ma come? Dopo una vita passata
>nel PCI, Adriano ora disprezza i precursori della Rivoluzione
d'Ottobre? Altro che Bolognina!!!
>
>Sempre il DIR,
infine, specifica che l'aggettivo (spesso sostantivato) "nichilista"
significa "Seguace , Fautore degli >atteggiamenti propri del
nichilismo russo". E aggiunge: "Anche in senso estensivo:
Rivoluzionario, Terrorista, >Assertore della necessità di
liberarsi da ogni autorità e da ogni principio ideologico del
passato". Interpretando dal >contesto che la parola
"terrorista", oggi "sputtanata", andrebbe intesa
nel senso ottocentesco (alla Mazzini o Garibaldi, >tanto per stare
in casa nostra), beh, allora, se è così mi sa che
potrei anche essere un nichilista, o per lo meno esserne >un
simpatizzante... Quasi quasi chiedo di aderire al "Circolo del
Nulla e del Ripieno"! :-))
>Forse sono un nichilista
infiltrato tra i materialisti :-)))
>Vediamo, dunque, se il
nostro vate Supremo Nulla saprà fornirci ulteriori lumi,
ehm... qualche fotone in più!
Avevo dato un appuntamento al Vate
alle 20:00 in caffè (a Bologna filosofi da osteria, più
a sud da caffè, è il mio motto), sperando di cavermela
con un'intervista registrata, ma Loro, disgustati per il mio
approccio "tecnologico" mi hanno invece ri-convocato per le
22:00 al "Nullificio oltre il Nullificio", onore toccato a
pochissimi, dove mi hanno tenuto una conferenza di più di tre
ore, punteggiata da "Come Lei ben sa" a cui io replicavo
validamente con "se Loro potessero aiutarmi a riassumere i
concetti... Sapere e saper spiegare non coincidono...", mentre
temevo di
più i saltuari "Mi sta seguendo? Mi dica
che ne pensa" a cui dovevo dare per forza una risposta
"intelligente" prima di poter proseguire. Io non avevo
citato il Volpi ma Loro hanno infallibilmente allungato la mano e,
tratto il testo in questione dalla biblioteca, mi hanno letto e
commentato lunghi passi. Non avendo avuto licenza di registrare, temo
di far presto confusione, spero di riuscire a scrivere almeno il
succo, dato che, credo di aver capito, verrò interrogato tra
una decina di giorni e se la mia comprensione storica sarà
adeguata, potrò accedere alle più avanzate tesi del
secolo corrente.
>A presto!
>Fainosky
saluti
nichilisti,
Julius Von Kaiser
P.S.: Per il vero argomento
di discussione dirò che mentre eravamo al Caffè, una
giovinetta si è avvicinata e si è seduta, avendone
ottenuto licenza, ad ascoltarci a bocca aperta e con gli occhi
scintillanti:i Nichilisti cuccano! Q.E.D.